Domani scottante manifestazione a Rapallo per la difesa della famiglia tradizionale
Il delicato e importante tema in discussione anche a Rapallo non è la difesa dei diritti di omosessuali o transessuali (garantita dalla Costituzione), ma l’equiparazione tra famiglia tradizionale e famiglia eterodossa. Secondo i promotori, anche il “rischio” di eccessi legislativi punitivi sulle sole “opinioni”.
E’ tuttavia evidente che crescono atteggiamenti e azioni violente contro gay e transgender. Obiettivo del disegno di legge di Scalfarotto (Pd) è contrastare le azioni violente. Obiettivo degli oppositori è evitare che con ciò si cambi il concetto di famiglia “naturale e tradizionale”.
Resta su tutto importante il concetto e la difesa delle diverse libertà (di espressione, di comportamento e orientamento). Ma è difficile conciliare e mettere d’accordo tutti.
La mobilitazione delle “Sentinelle in piedi” di Rapallo intende “promuovere (in forma apartitica e senza nessun simbolo di partito o movimento) la centralità della Famiglia fondata sull’unione tra un uomo ed una donna, e -come anche Papa Francesco ha chiaramente affermato- il diritto dei bambini a crescere in una famiglia con padre e madre, in un rapporto di complementarietà uomo-donna. (…) Rifiutiamo l’imposizione nelle scuole di indirizzi pedagogici basati sull’ideologia gender.”
La manifestazione è prevista per sabato 3 Maggio a Rapallo (Piazza del Chiosco della Musica sul lungomare), alle ore 17:15. Sarà un’ora di “lettura silenziosa di un libro, senza rispondere ad eventuali provocazioni, leggendo un libro in segno di rispetto della cultura e della libertà di espressione.
La proposta di legge Scalfarotto, già approvata dalla Camera, viene presentata come necessaria per fermare atti di discriminazione e violenza nei confronti di persone omosessuali. Condanniamo tali atti, ma il nostro ordinamento giuridico già punisce qualunque atto di violenza e la Costituzione tutela tutte le persone in quanto tali… Per il solo fatto di esprimere la propria opinione, si rischia fino ad un anno e mezzo di carcere (4 anni per chi partecipi ad un’associazione considerata omofoba).”